Associazione culturale
GRUPPO ASTROFILI FRENTANI
IL METEORITE DI SECINARO
Leggende
Secinaro: Santa Maria della Consolazione
La chiesa di Santa Maria della Consolazione era anticamente un tempio pagano. Solo
grazie alla testimonianza di un arzillo vecchietto, custode della Chiesa per più di 40 Anni,
raccolta da "Filippo Fabrizi in Corogroafia storica dei comuni della Valle Subequana, in
D.A.S.P., a. X 1898", si venne a conoscenza di questa antica leggenda:
"In tempi remotissimi tutta la nostra montagna era un folto bosco di annose querce. Qui
sulla vetta s'adorava l'idolo dela dea Sicina o Sicinna. Intorno ad esso i boscaioli, uniti ai
satiri lascivi, ballavano seminudi, cantando oscene canzoni. Quando venimmo a contatto
co' Romani, il rito scandaloso crebbe, penetrò persino nella corrotta Roma e prese il
nome di Sicinnio.Ma, quando nelle nostre contrade si cominciò a diffondere la luce del
Vangelo diminuirono i maligni e rozzi adoratori della falsa e bugiarda Dea. Un bel giorno
proprio nel momento della satanica ridda, cadde un fulmine a ciel sereno; la folla
spaurita fuggì fuori dal tempio; e l'idolo cadde a terra e scomparve. I pastori aizzati dal
Preside Romano, per vendicare la dea, presero quanti cristiani potettero aver fra le mani
e qui dentro li uccisero a colpi di bastoni.
Finalmente anch'essi si battezzarono; e divenimmo tutti buoni cristiani. San Pelino ci
consigliò di non più accostarci al luogo maledetto, ove la notte del sabato s'udiva fremere
l'obra infernale della Dea; e dirimpetto ad esso fece costruire, un pò più in alto la chiesa
di San Nicola di Bari.
Ma vennero de' falsi e bugiardi cristiani che, sostenuti da pessimi imperatori, rompevano
e bruciavano le immagini della Madonna e de' santi. Il Signore mandò per castigo una
gran peste. Tutta Secinara era un cimitero. I pochi vivi andavano a dormire per le
campagne. Una notte videro ve rso l'Oriente, di là dal mare, lontano lontano, una lunga e
fiammeggiante striscia di luce. Erano gli angioli che portavano per l'aria, di stella in
stella, la bella e santa immagine della Madonna da Costantinopoli sui monti di Lucoli; e
dilà rivolando la venivano a depositare qui dentro. Cessò la peste. Il vescovo di Valva
ribenedisse queste mura; innalzò quest'altare; vi pose sopra la santa immagine della
Madonna; e la chiamò Santa Maria della Consolazione. Da quel momento in poi Secinara
non ebbe a soffrire nè guerre, nè fame nè peste".
" Dalla storia che vi ho narrato voi potete apprendere molte cose. Non si deve dire
Secinaro,ma Sicinara che vuol dire Sicinae Ara. L'antico tempio non era dedicato alla dea
Pelina, ma alla sua maggior sorella Sicina o Sicinna. I Sicinnisti o Sicinisti de' quali parla
un dotto scrittore latino erano i mimi ed i cantori che da Sicinnara andavano a Roma per
buscrsi di che vivere ne' funerali dei ricchi...".
Secondo la tradizione orale del popolo il tempio pagano fu costruito in età romana o preromana
e venne abbandonato con la diffusione del Cristianesimo; fu restaurato e
convertito al culto cattolico fra il VII e il IX secolo.
L'originaria chiesa occupava solo l'attuale navata sinistra, come dimostra la collocazione
degli affreschi più antichi; questi ultimi sono stati restaurati nel 1988: i dipinti più
antichi risalgono alla fine del 1400: si tratta di San Giovanni Battista e di Santa
Lucia, raffigurata con la palma del martirio e con gli occhi sul vassoio. Sono del XVi
secolo le riquadrature più grandi raffiguranti San Giuliano ospitaliere e la
Madonna della Misericordia
In hoc signo vinces
Era la sera del 27 Ottobre 312 d.C.
Il Tevere scorreva sotto i piloni del Ponte Milvio, dividendo gli
accampamenti dei due imperatori nemici.
Nell'uno Massenzio, grande e feroce, passava in rivista le schiere (che il giorno
dopo avrebbero dovuto combattere la battaglia decisiva) e le incitava alla
violenza e all'audacia.
Nell'altro campo, Costantino stava pensoso dinanzi alla tenda; i suoi legionari,
sparsi per l'accampamento, preparavano frecce e giavellotti.
Costantino teneva gli occhi fissi al cielo che, diveniva d'oro vivo.
Ecco ad un tratto, in quell'oro, sfavillare una croce e sulla croce, a lettere di
fiamma, stava scritto: "Con questo segno vincerai!".
Il giovane imperatore balzò in piedi ed allargò le braccia stupìto;. Quando la
croce disparve, egli si coperse il volto con le mani e rievocò tutta la sua
fanciullezza trascorsa accanto a sua madre cristiana e ricordò che quasi tutti i
suoi legionari erano segretamente cristiani.
Costantino si scosse, diede ordine di suonare a raccolta e quando si vide intorno
i suoi prodi, disse loro che il giorno dopo, nella battaglia, accanto all'aquila
romana, avrebbe sventolato il vessillo con la croce.
Un mormorio di commossa stupefazione corse tra i legionari e, a poco a poco, si
trasformò in un grido di giubilo.
All'alba del giorno seguente i due eserciti erano già difronte, al di qua e al di là
del ponte Milvio, ed i vessilli delle schiere di Constantino scintillavano con la
croce.
Il santo segno infuse tanta vigoria nei combattenti da trascinarli all' assalto del
ponte, respingere d'impeto le schiere di Massenzio e travolgerle in una avanzata
fulminea.
E Costantino, sotto il segno della croce, fu vincitore.
Acclamato imperatore, Costantino entrò trionfalmente in Roma dove gli venne
eretto un grande arco, che ancor oggi si ammira, vicino al Colosseo.
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